martedì 18 febbraio 2020

Secondo incontro formativo

Il secondo incontro di formazione a cui abbiamo partecipato è stato particolarmente coinvolgente. Bastava il titolo per capire la sua importanza: “La potenza della corporeità: l'attore non ha un corpo ma è un corpo”. La nostra insegnante è stata Elena Righele, un'amica che già anni fa ci aveva aiutato a scoprire questo ambito tanto fondamentale per un attore.

Ecco il resoconto da parte di Alessia, una delle partecipanti.

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Titolo ufficioso: quando il gioco si fa duro...

Elena, che serata meravigliosa e intensa (oltre che quanti input per i nostri pochi neuroni)!

Già partire a raccontare è difficile!
Comincio così: noi siamo un corpo che entra in palco, servono EQUILIBRIO, CONCENTRAZIONE ed ENERGIA.
Equilibrio: vari gli esercizi come camminare liberi per la stanza fingendo di essere su una zattera e distribuendoci in modo tale che non si ribalti; al procedere aggiungendo una seconda istruzione (che so, ci insegue qualcuno), una terza e via così, sempre senza affondare. Che difficile mantenere l'equilibrio.
Concentrazione: anche qui molto gli esercizi come siamo una freccia e ci scagliamo contro un altro attore fermandoci esattamente (!) un nanosecondo prima di sopprimerlo. Grande concentrazione, ricerca, capacità di osservazione e tanto studio (tanto ma tanto) sono necessari per trovare un equilibrio fisico (e non solo) con se stessi, col proprio personaggio e con gli altri.
Energia: Elena, con voce soffice e pacata, ci ha portati/convinti a prendere i nostri (ehm scultorei) corpi, e schiacciarli, controllarli, farli schizzare fuori controllo (mamma quanti lividi!), scagliarli, contorcerli e picchiarli come si fa col pongo, ma con effetti alquanto diversi (il gioco “della pignatta” rende meglio l'idea). Esercizi tanti: “prendi una rabbia viscerale ed uccidi il tuo persecutore con lo sguardo” (a ritmo di musica ovviamente!) fino allo “scàgliati contro un tenace elastico per cercare di raggiungere, oltre lo stesso, il tuo persecutore per vendicarti e picchiarlo ”. Sinceramente non credevo avessimo e riuscissimo a far uscire una energia tale da “spezzare l'elastico” (Nik, ne devi rimborsare un sacco!). Questa è l'energia che dobbiamo far uscire in palco.

Da ciò, sono nati innumerevoli spunti in merito al movimento/posizione sul palco:
- Ricordare che è fondamentale continuare a spezzare l'equilibrio (ritmo, tono, fisicamente ecc) per mantenere vivo l'interesse del pubblico!
- Da un parallelo fra la pittura surrealista ed il teatro possono associarsi le linee rette tracciate sul palco a dei colori, ad es. linea parallela al pubblico, da quinta a quinta, colore freddo (poco interesse del pubblico); linea verticale, ad es. mi alzo da una sedia, colore caldo (suscita attenzione).
- La posizione nelle diverse parti del palco influenza ciò che arriva al pubblico: fermi vicini ad una quinta non arriva nulla; il centro del palco è difficilissimo quindi “meio de no”.
- ricerca del personaggio, varie scuole di pensiero dai grandi maestri del teatro che ignobilmente riassumo così: dalla ricerca dell'emozione all'interno di se stessi, alla nascita del personaggio attraverso l'emozione dall'azione e il “qui ed ora”.

Cosa abbiamo “imparato”?
Che quando il gioco si fa duro, i duri (e gli Attori in Prima Linea con varie ammaccature) cominciano a giocare ... e a recitare! 

Grazie Elena!

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