mercoledì 24 gennaio 2018

Ricordando Giorgio Albertazzi

Quinto appuntamento con "Ricordando ...", la serie di post dedicati ai grandi del teatro italiano. 

Questa è la volta di uno degli attori più bravi della nostra storia ... talmente bravo che la sua recitazione ha varcato i confini nazionali: Giorgio Albertazzi!
Ecco quattro domande (tra le tante che si possono trovare leggendo tra le interviste che ha rilasciato) le cui risposte per alcuni versi possono anche spiazzare. Ma Albertazzi era così in tutto non solo nel teatro! 



Il suo è un successo continuo che altri attori neanche si sognano. Come se lo spiega?
Con una battuta potrei rispondere che probabilmente vengono in tanti perché pensano che potrebbe essere l’ultima volta che mi vedono.
Se, invece, devo essere serio, il pubblico sente che in me c’è qualcosa di diverso. Io esco dalla definizione della bravura. Ormai lo dicono tutti: Albertazzi non recita. Che fa allora? L’arte del palcoscenico, rispondo. Del resto il teatro degli altri, mi annoia mortalmente. Non tutto, certo. Quando a Londra andavo a vedere Peter O’Toole non dormivo per l’emozione».

Quindi come definirebbe il suo rapporto con il pubblico?
Meraviglioso!
Meraviglioso per tanti motivi ma soprattutto per l’età del mio pubblico è scesa nel corso degli anni. Sono tanti i trentenni e i quarantenni! È un pubblico straordinario. Spesso mi capita di non poter finire uno spettacolo se non faccio anche un fuori programma.
Tutto ciò è veramente una cosa straordinaria: È la gioia della mia vita!
L’ultimo periodo della vita artistica viene corredato e accompagnato da quello che più che consenso è un grande affetto. Ma è un affetto intelligente tra l’altro: c’è modo di capirsi, come se volessero rendere qualcosa che hanno ricevuto!
Certamente io ho dato, ma divertendomi pazzamente!

Nella sua compagnia si alternano diversi giovani attori. Com'é il suo rapporto con loro e cosa consiglia per emergere in questa difficile professione?
Questa è una generazione interessante che vuole sapere, vuole conoscere. Forse poco disposta al sacrificio della partecipazione culturale. Vogliono fare presto e in fretta. Certi programmi televisivi ingannano, sono illusori.
In questo senso, il teatro è il mare! Tutto il resto sono fiumi, laghetti, molto belli e interessanti … ma il mare è un’altra cosa! E il mare, per dirla alla francese, la mer ha assonanza con la madre la mère! La madre è il teatro!
Va amato, ma nemmeno tanto spassionatamente perché va anche combattuto! E poi è gioco, gioco e leggerezza … e anche bellezza!

Come vive questo periodo senza teatro?
Sto andando via, lo so benissimo. Lo so e lo sento, e non me lo nascondo.
Voglio dire … ho il coraggio di dire che sto morendo. Perché, non è la verità? Non giriamoci intorno. Che vuoi che sia. Io non ho paura e non è una cosa strana. Semplicemente la mia vita è alla fine. Sto su questa sedia, ho l’età e non ho forze Non ho bisogno di medici che me lo dicano. Non ho bisogno di farmaci che mi illudano.
La vita è fatta così. Inizia e poi finisce.


Aggiungiamo noi ... "inizia e finisce" proprio come un personaggio, uno spettacolo teatrale e il teatro stesso.

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